Assistenti vocali, privacy e strategie di mercato

Uno smartphone con un assistente vocale attivato

Quanti di voi utilizzano gli assistenti vocali?

Probabilmente tantissimi, sia da dispositivi fissi (es. Amazon echo Dot, Google mini), che mobili (sistema operativo Android, Siri, ecc.).

Siamo certi che nessuno verrà a conoscenza di quello che diciamo e come verrà utilizzato?

Con l’avvento delle ricerche vocali sta cambiando il modo di compiere ricerche online oppure la digitazione da tastiera rimane ancora la scelta principale degli utenti?

Assistenti vocali e privacy: rischio reale?

Ogni volta che ci rivolgiamo ad Alexa, pronunciamo “Ehi Siri” o “Ok Google”, qualche dubbio ci viene: è mai possibile che le nostre richieste siano registrate?

Le grandi compagnie sono abbastanza vaghe su questo punto. Ma non possono negare che una volta attivato il dispositivo, la nostra voce viene registrata (chissà, magari anche senza attivazione). L’obiettivo è di poter effettuare delle analisi anonime e migliorare i servizi, rendendo sempre di più “umana” l’interazione con il nostro assistente vocale preferito.

Un’inchiesta di Bloomberg, focalizzata principalmente sui dispositivi Amazon, ha confermato la registrazione e l’ascolto delle richieste da parte dei dipendenti.

Anche Siri di Apple tiene traccia per almeno 6 mesi di quello che viene detto per gestire le preferenze degli utenti e le loro abitudini (e fino a 2 anni una copia registrata sui server), mentre Google le conserva con voce in forma distorta per tutelare maggiormente la privacy.

In definitiva sappiamo che ci ascoltano. Ma del resto è impensabile accedere a un servizio del genere senza ipotizzare di cedere un pezzetto in più della nostra privacy. Forse la domanda che dovremmo porci è: “La comodità che otteniamo è maggiore del rischio privacy?”

Ricerche vocali: qualche numero

Lo scorso anno i dispositivi vocali come Google Home e Amazon Echo hanno visto un incremento del +130% negli Stati Uniti. Chi preferisce l’utilizzo di questi dispositivi domestici voice-enabled?

Questi i dati ottenuti dalla ricerca:

  • Il 26,3% degli utenti ha tra i 25 e i 34 anni;
  • Il 41% degli adulti e il 50% degli adolescenti fanno una ricerca vocale al giorno.

Che tipo di ricerche vengono fatte?

La possibilità di geolocalizzare i dispositivi e dove si trovano fisicamente gli utenti va di pari passo con le principali modalità di ricerche.

Dal semplice “c’è un ristorante in zona?” a “dove si trova la miglior gelateria di Milano?”, l’obiettivo degli utenti è avere risposte immediate per soddisfare il proprio bisogno in tempi rapidi.

3. Strategie di mercato: cosa cambia?

Le ricerche vocali stanno crescendo e nei prossimi anni verranno sempre più utilizzate.

A oggi siamo ancora agli albori di una variazione sostanziale delle modalità di ricerca online da parte degli utenti, ma è probabile che dovremo prepararci a settare le nostre campagne pubblicitarie per intercettare questo nuovo tipo di ricerche.

Se state effettuando delle campagne su Google Ads, il suggerimento è provare a utilizzare lo strumento per le parole chiave, verificando che non ci siano già delle ricerche vocali con volumi di traffico interessanti da intercettare.

Portarsi avanti e iniziare a settare al meglio le campagne online può migliorare il nostro vantaggio competitivo e permetterti di esplorare una fetta di ricerche prima dei tuoi competitor: testare è la risposta a ogni possibile sviluppo, migliorando le performance per ottenere maggiori lead qualificati.

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Rivolgiti a noi per strutturare al meglio le tue campagne e per intercettare prima dei tuoi competitor nuove fasce di mercato.

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